Top Game – frammenti di un pilota di droni

regia e drammaturgia Filippo Salaris

con Filippo Salaris

immagini video e montaggio Filippo Salaris

luci e audio Alessandro Pani

immagine coordinata e foto di scena Piero Murenu

Sinossi

Cosa può succedere quando la guerra diventa un gioco?
Ormai la guerra nei cieli è sempre più simile a un videogame e sono ben lontani gli anni 80 quando un giovane Tom Cruise sfrecciava a bordo di un F14 Tomcat nel film Top Gun. C’erano i buoni e c’erano i cattivi, almeno così sembrava.

Invece oggi è in corso la terza guerra mondiale e l’occidente la sta già combattendo in questo momento. Uomini, come il protagonista dello spettacolo teatrale Top Game, sono impegnati in vari conflitti, ma questa volta è più difficile definire chi sono i “buoni” e chi sono i “cattivi”.
Sotto la forma di monologo, gli Artisti Fuori Posto danno voce e corpo al soldato Marvey Morgan, personaggio fittizio (interpretato da Filippo Salaris) e creato per dare forma scenica a tante storie vere di soldati come lui, impegnati nell’utilizzo di droni da guerra Predator, pilotati da remoto.
Il testo è frutto di un profondo lavoro di ricerca durato più di quattro anni, in cui sono state raccolte interviste di ex piloti che hanno abbandonato l’aviazione americana perché vittime di Disturbo Post Traumatico da Stress.
Emblematiche diventano pertanto le parole con cui ha inizio l’opera:

“Il mio nome è Marvey Morgan, la prima cosa che dovete sapere
di me è che facevo parte di un esperimento del governo. No, non
è l’inizio di una leggenda metropolitana. E’ la pura verità…
Una delle prime reclute per un nuovo tipo di guerra in cui uomini
e macchine si fondono e diventano una cosa sola. Davo la caccia
ai più grandi terroristi…e sono stato coinvolto in un numero
inimmaginabile di uccisioni. Benvenuti nella mente della macchina
da guerra più evoluta del 21° secolo!”

Note di regia

Non è semplice trattare la tematica della guerra in teatro o al cinema, il rischio è sempre di cadere in una trita retorica con il rischio di ribadire l’ovvio, cioè che la guerra è l’attività umana più riprovevole, soprattutto per chi la subisce.
In questo lavoro si è voluto guardare la guerra dal punto di vista di chi la fa, per comprendere ed esplorare i meccanismi che trasformano i carnefici in vittime delle loro azioni, a causa dei meccanismi che permettono il funzionamento della grande macchina da guerra americana.

Progetto artistico e linguaggio multimediale

Il lavoro si concentra sul dialogo tra il linguaggio scenico dal vivo e il linguaggio multimediale, affiancando alla recitazione dal vivo, inserti audio e proiezioni video che contribuiscono alla narrazione e permettono allo spettatore di “entrare nella mente del protagonista”. Il dialogo tra la scena e le parti registrate e fluido e continuamente intersecato con il fine di creare una narrazione a più livelli in cui il
“ricordo” diventa un elento scenico tangibile.