Trainspotting

tratto dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh regia Piero Murenu e Filippo Salaris Adattamento teatrale Harry Gibson con Francesco Civile, Sergio Cugusi, Piero Murenu, Juri Orrù, Anna Murgia, Alessandro Pani, Francesca Saba, Filippo Salaris suoni Paolo Salaris luci Ivano Cugia SINOSSI Tratto dall’omonimo romanzo (1993) di Irvine Welsh sceneggiato da John Hodge. Ambientato in una zona suburbana di Edimburgo, è la storia del tossicomane Mark e della sua banda di amici: brutti, sporchi, cattivi e ladri, ma nella loro insolenza ribalda suscitano pena e simpatia, più che paura, orrore o schifo. Spud, Sick Boy e Renton sono tre giovani tossicodipendenti, mentre Begbie è un alcolista violento: ognuno di loro ha un problema di dipendenza e insieme hanno fatto della dipendenza la loro scelta di vita, per non scegliere tutto il resto. “Trainspotting” è questo: uno spaccato squallido, triste e umoristico della generazione “E” (eroina). NOTE DI REGIA Dalla Scozia alla Sardegna, un fil rouge che unisce il disagio esistenziale dei giovani degli anni ‘90 che hanno “perso il futuro” in un baratro fatto di migliaia di piccoli buchi. Disagio che in maniera preoccupante ancora oggi spinge molti ragazzi della nostra isola, appartenenti alla cosiddetta “Millennial Generation”, a seguire le orme dei giovani di vent’anni prima. Proprio nell’era dell’informazione, nella quale le dinamiche e le conseguenze della dipendenza sono ben note, è preoccupante il ritorno all’abuso di droghe pesanti poiché lascia presupporre una scelta fatta con maggior consapevolezza da parte dei giovani. Molti di loro, per gli stessi motivi, prendono ogni giorno la medesima decisione del protagonista, Mark Renton, che così spiega allo spettatore le proprie ragioni: “Scegliete il futuro, scegliete...

Io sono vivo

soggetto: Filippo Salaris sceneggiatura: Filippo Salaris e Alessandro Pani con: Sergio Cugusi, Alessandro Pani e Filippo Salaris scenografie: Romeo Pani e Filippo Salaris voci registrate: Stefania Chessa, Alessandro Gallo, Giovanni Paolo Salaris, Andrea Vargiu e gli allievi del corso base di teatro. SINOSSI Uno sciopero generale senza precedenti paralizza l’isola. I trasporti pubblici sono fermi, i piccoli commercianti abbassano le saracinesche e scendono in piazza per urlare il proprio disagio. Il movimento “Avvollottiamo l’Isola”, rappresentato da Massimiliano Lecca, è il promotore della manifestazioni davanti al palazzo della regione a Cagliari, un incontro che prevede l’affluenza di decine di migliaia di sardi nel capoluogo. In questa giornata particolare Nicola, emigrato sardo e consulente finanziario a Londra, sbarca dall’aereo all’aeroporto di Olbia con l’intenzione di dirigersi poi a Cagliari, dove lo aspettano i genitori per pranzo. Trovando i collegamenti bloccati accetta gioco forza un passaggio da Michele, un esuberante ex militare ammalatosi di linfoma successivamente alle missioni all’estero. Durante il viaggio i due caricano Igli, un autostoppista albanese, che sta cercando di arrivare a Cagliari per una proposta di lavoro. I tre inizieranno così un viaggio allucinante nelle strade secondarie della Sardegna, tra fermate in stazioni di servizio, piazzole di sosta e campagne deserte in cui saranno alle prese con Michele e le sue stravaganze che farà di tutto per portarli con se alla manifestazione per portare all’attenzione dei grandi media la sua storia. NOTE DI REGIA La Sardegna è una terra a cui non mancano le contraddizioni: coste paradisiache, paesaggi mozzafiato e una flora unica nel suo genere.  Tuttavia non possiamo non considerare che è anche un isola che ospita...

Tipping point – punto di non ritorno

scritto e diretto da Piero Murenu con Piero Murenu, Alessandro Pani e Filippo Salaris suoni Paolo Salaris foto di scena Andrea Cincotti Sinossi Negli Stati Uniti del 1962, in piena crisi dei missili di Cuba, i tre uomini rimasti intrappolati nel rifugio anti-atomico rivelano la loro vera natura quando i viveri cominciano a scarseggiare, lasciando che la fame e la follia li avvolgano e prendano il sopravvento sulle regole costituite, sulle gerarchie e sull’essenza stessa dell’Umanità, sovvertendo così ogni ordine morale e naturale. La regola per sopravvivere sarà la sopraffazione del più debole, e tutto è molto più semplice e legittimabile se il più debole è identificabile come un diverso o una minoranza o, in questo caso specifico, un immigrato clandestino. Note di regia Una stanza spoglia, chiusa ermeticamente in cui i tre cercano ognuno uno spazio fisico e mentale che possa accogliere la propria dimensione umana, perché sia meno penoso il fluire lento del tempo, dilatato dalla noia e reso pesante dai rancori, dalla forte sensazione che forse quei momenti si ripeteranno fino alla fine dei giorni e dalla certezza che prima di tale fine si dovranno compiere dei gesti che segneranno un confine dal quale non si potrà tornare indietro. Lo spettacolo strizza l’occhio ai grandi autori del teatro dell’Assurdo, facendo suoi temi cari a Eugène Ionesco, Sławomir Mrozek e precedentemente ad Alfred Jarry, rielaborandoli e trasportandoli in un luogo-non-luogo che riflette in maniera grottesca l’animo umano e la ciclicità degli...

Novecento

di Alessandro Baricco con Piero Murenu e Juri Orrù musiche di Ennio Morricone e Ludovico Einaudi   Sinossi Novecento è un monologo teatrale di Alessandro Baricco, pubblicato da Feltrinelli nel 1994. Narra la strana vicenda di Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, un uomo che ha vissuto tutta la sua vita nella pancia del Virginian, un gigantesco transatlantico, che faceva avanti e indietro dall’Europa alle Americhe nel ‘900. Novecento è il miglior pianista di tutti i tempi e ne darà prova Un uomo che vive attraverso i desideri e le passioni altrui, un uomo che si realizza e si annulla con la musica, che vive sospeso tra il suo pianoforte ed il mare, dal quale non troverà mai la forza di svezzarsi, non riuscirà mai a superare la paura di amare e di crearsi delle radici; perciò dedica la sua esistenza a suonare, al fine di sgravare i cuori dei passeggeri dalla paura dell’immensità dell’oceano. Novecento non è altro che un monologo teatrale breve ma intenso di emozioni che, pur non classificandosi come la migliore opera di questo autore, si piazza di sicuro come quella che rimane impressa nel simbolismo che l’immaginazione riesce a trasmettere. Questo piccolo gioiello della letteratura contemporanea sfugge alla classica etichettatura di monologo, conferendo alla lettura i tratti caratteristici di un romanzo vivacizzato dal riporto di discorsi diretti, schegge riflessive, flash back; ma soprattutto riesce ad avere quel non so ché di ipnotico e surreale che appassiona ogni tipo di lettore. La particolarità della rappresentazione studiata dalla compagnia è la produzione del monologo da parte dei due attori, che si alternano nel ruolo di narratore...